La pittura di Angelo Bordiga al Museo Lechi

Da sabato 11 febbraio


La pittura di Angelo Bordiga al Museo Lechi

La pittura di Angelo Bordiga al Museo Lechi


Da sabato 11 febbraio
17
Museo Lechi


Si intitola "Anacronismi" la personale del pittore Angelo Bordiga che si inaugura sabato 11 febbraio alle 17 al Museo Lechi, su organizzazione di Montichiari Musei.

Apertura sino al 19 marzo, a ingresso gratuito, dal mercoledì al sabato dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 18 e la domenica dalle 15 alle 19. Info: 030/9650455 -http://www.montichiarimusei.it

BIOGRAFIA DI ANGELO BORDIGA

Diplomatosi all’Accademia di Brera, Angelo Bordiga (Bagolino, 1963), dopo le prime esperienze nell’ambito del design, ha indirizzato la sua ricerca artistica verso una pittura che, seppur figurativa, può essere a ragione definita antinaturalista. A Bordiga non interessa prendere a modello la realtà oggettiva, fotografica, stabile. I personaggi che popolano le sue tele, più simili a ombre e a visioni che a esseri in carne e ossa, appaiono in uno spazio senza misura, fuori dal tempo, senza eventi significativi a farne da sfondo. Le figure, talvolta evanescenti e liquefatte, non sono riconoscibili, non fanno nulla per palesare la propria identità e la propria fisionomia, sono piuttosto dei medium attraverso i quali Bordiga dialoga con i grandi autori del passato. L’artista, infatti, trova la propria ispirazione all’interno della storia dell’arte più che nel mondo fisico, non tanto per quanto riguarda l’iconografia o la poetica, ma per quanto concerne il linguaggio pittorico, l’alchimia perfetta tra le velature, la pennellata
ideale per rendere determinati drappeggi o anatomie. I dipinti di Angelo Bordiga conversano con secoli di pittura, dai più recenti Bacon e Sughi, passando per gli Impressionisti fino ad arrivare a Rembrandt, Velázquez e addirittura all’ultimo Tiziano. Cerca di decodificare le partiture da loro utilizzate e creare una nuova melodia che sappia dialogare con l’essenza dei Maestri. I supporti, spesso arbitrari e anticonvenzionali, su cui l’artista lavora diventano veri e propri campi di battaglia, pagine in cui Bordiga sperimenta accostamenti tra colori liquidi e impasti materici, tra zone d’ombra e luce, superfici in cui bastano pochi tratti per creare corpi e spazi a cui la mente dell’osservatore darà consistenza e fisicità.



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